Da tempo avevamo compreso che qualcosa non avrebbe funzionato col Superbonus.
Complice il conflitto Russia-Ucraina, ma prima ancora per colpa dei “furbetti del 110%”, le ristrettezze di una manovra “austera” si fanno sentire sulle possibilità (limitate e per certi aspetti singolari) di “liberare” i crediti rimasti in pancia alle imprese.
Sono attualmente allo studio due possibilità di sblocco.
La prima, concedendo alle Banche un passaggio in più, con facoltà di un’ulteriore cessione tra banche, per scambiarsi crediti e liberare portafoglio, al fine di accogliere le richieste di cessione da parte delle imprese, sospese da mesi.
La seconda, offrendo un finanziamento, con garanzia del Fondo MCC, alle imprese in crisi di liquidità a causa dei bonus non monetizzabili, per poter andare avanti, in attesa dello sblocco (improbabile) o di una lenta “defluizione” dei crediti.
Parliamoci chiaro, al di là delle coperture legate a finanziamenti che lo Stato dovrà garantire (con una coperta già cortissima) si pensa in questo modo di poter riavviare lo “smaltimento” dei bonus (circa 5 miliardi di euro), con un ritmo ipotizzato del 20% all’anno?
E nel frattempo, le imprese saranno costrette a “comprare” il tempo, con tanto di interessi e con garanzia della collettività, proprio in favore delle Banche, che mesi fa hanno bloccato le acquisizioni dei crediti, anche quelle in corso di istruttoria, creando veri e propri buchi nei bilanci delle imprese in termini di liquidità.
A ben vedere, si tratta dell’ennesimo regalo (non alle imprese) a spese dello Stato.