Nel 2025, quasi 2,3 milioni di posti di lavoro a livello globale sono a rischio a causa dell’aumento delle insolvenze aziendali. In Italia, i casi saliranno a 14.000 (+17%) e supereranno i 18.000 nel 2026, a rischio circa 54.000 posti di lavoro.

Questi sono alcuni dei dati più significativi contenuti nel report “Global Insolvency Outlook” di Allianz Trade, pubblicato il 18 marzo 2025. Lo scenario delineato non è solo un allarme congiunturale, ma un segnale strutturale che impone alle imprese – in particolare alle PMI – un cambio di paradigma nella gestione del rischio e della governance.

In base al report, il 2024 si è chiuso con un aumento del +10% delle insolvenze aziendali a livello globale, mentre per il biennio 2025-2026 si prevede un ulteriore incremento:

  • +6% nel 2025
  • +3% nel 2026

La crescita colpisce in particolare Europa e Nord America, con alcuni dati preoccupanti:

  • Italia: +45% nel 2024, +17% nel 2025, +2% nel 2026
  • Germania: +23% nel 2024, +10% nel 2025
  • Francia: nuovo record nel 2025 con 67.500 casi di default

Con quasi 30.000 aziende italiane potenzialmente a rischio default, il nostro tessuto produttivo appare particolarmente fragile. Le imprese esposte sono soprattutto quelle meno capitalizzate, con assetti organizzativi inadeguati e scarsa capacità di intercettare i segnali anticipatori della crisi.

Adeguati assetti: la bussola della prevenzione

Il Codice Civile (art. 2086, co. 2) impone all’imprenditore di dotarsi di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati, commisurati alla natura e alla dimensione dell’attività.

In pratica, ciò significa:

  • Capacità di intercettare tempestivamente segnali di crisi
  • Strutture e processi in grado di rispondere con efficacia alle emergenze
  • Cultura della pianificazione strategica e del controllo di gestione

Occorre quindi essere pronti!

In questo scenario, si rafforza la connessione tra adeguati assetti, principi ESG e modelli organizzativi ex D.Lgs. 231/2001:

  • Il modello 231 rappresenta una guida concreta per prevenire reati, responsabilità e rischi reputazionali.
  • I principi ESG, richiesti dalla nuova direttiva europea CSRD, diventano standard attesi non solo per le grandi imprese, ma anche per le PMI che operano in filiera.
  • Le informazioni di sostenibilità saranno parte integrante della relazione sulla gestione, non più relegabili a documenti a sé stanti.

Adeguati assetti, sostenibilità e responsabilità diventano così un biglietto da visita per le aziende resilienti, pronte a competere in un mercato globale sempre più selettivo e rischioso.

Governare la complessità non è un lusso. È la migliore garanzia di continuità.

Autore: Luigi Romano

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