La bozza bollinata della Legge di Bilancio 2026 riscrive alcune importanti regole della compliance fiscale, limitando l’uso delle compensazioni in F24 ed ampliando il patrimonio informativo dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (AdER) con specifici dati di fatturazione elettronica utili per le esecuzioni presso terzi.

Ma andiamo con ordine, per capire cosa potrebbe cambiare.

Compensazioni

Dal 1° luglio 2026 i crediti d’imposta diversi da quelli emergenti dalla liquidazione delle imposte non potranno essere utilizzati in compensazione per pagare i debiti elencati all’art. 17, comma 2, lettere e), f), g) del D.Lgs. 241/1997 (in pratica: contributi previdenziali e assistenziali, premi assicurativi), anche se tali crediti sono stati trasferiti a terzi. In pratica, non si potranno più usare crediti “agevolativi” o comunque non derivanti da liquidazione dell’imposta per azzerare INPS/INAIL via F24. Restano fuori dal divieto solo i crediti che emergono da liquidazione dell’imposta (es. eccedenze da conguagli).

Soglia “ruoli scaduti”: da 100.000 a 50.000 euro

La bozza abbassa a 50.000 euro la soglia di debiti erariali iscritti a ruolo (non regolati o rateizzati) oltre la quale scatta l’inibizione all’uso della compensazione. Anche in questo caso la decorrenza è prevista dal 1° luglio 2026.

IVA: nuova “liquidazione d’ufficio” in caso di omissione

Tra le altre novità, in caso di omessa dichiarazione IVA, l’Agenzia può liquidare l’imposta anche con procedure automatizzate usando fatture elettroniche, corrispettivi e LIPE (se presentate). Per le somme dovute a seguito di liquidazione d’ufficio non è consentita la compensazione ex art. 17 e, se si va a ruolo, non è ammessa la compensazione ex art. 31 D.L. 78/2010.

In sostanza, le pendenze IVA maturate per dichiarazioni omesse dovranno essere versate cash, senza possibilità di compensare con eventuali crediti d’imposta disponibili.

Riscossione: AdER dati a disposizione per pignoramenti “mirati” presso terzi

La manovra inserisce una nuova lettera b-ter nel comma 5-bis dell’art. 1 del D.Lgs. 127/2015 (fatturazione elettronica), per consentire ad Agenzia delle Entrate la messa a disposizione dell’agente della riscossione (AdER) dei corrispettivi delle fatture emesse dai debitori iscritti a ruolo (e loro coobbligati) verso uno stesso soggetto nei sei mesi precedenti alla messa a disposizione dei dati. La finalità è quella di consentire analisi mirate all’avvio di procedure esecutive presso terzi. Le modalità attuative saranno fissate con provvedimento del Direttore AE entro 90 giorni dall’entrata in vigore della norma.

Riassumendo, se confermato il testo in bozza, vi saranno le seguenti, dirompenti novità:

– le aziende o lavoratori autonomi che usavano crediti agevolati, come ad esempio crediti d’imposta investimenti, ricerca e sviluppo, bonus ZES, ecc., per compensare INPS/INAIL e Casse Professionali dovranno ricalibrare i flussi, in quanto dal 1° luglio 2026 quella possibilità sarà preclusa;

– la soglia “ruoli scaduti” a 50.000 € renderà più frequenti i blocchi all’uso della compensazione;

– In caso di omissioni IVA, niente F24 in compensazione;

– AdER potrà intercettare velocemente rapporti economicamente “attivi” del debitore, sfruttando la somma dei corrispettivi delle FE per colpire alla fonte (presso clienti/committenti del debitore).

Le reazioni da parte delle associazioni di categoria non tarderanno ad arrivare, perché la misura tocca un nervo scoperto del sistema produttivo: quello della liquidità e della gestione quotidiana dei flussi fiscali e contributivi.

Se da un lato il Governo punta a rafforzare il contrasto alle compensazioni indebite e a migliorare la riscossione, dall’altro le imprese temono che la stretta finisca per colpire anche chi opera nella piena regolarità, trasformando i crediti fiscali in risorse “immobilizzate e riducendo la flessibilità finanziaria.

Le prossime settimane diranno se, nel confronto con le parti sociali, il MEF aprirà a correttivi tecnici — ad esempio una soglia modulata, una gradualità applicativa o filtri selettivi per i crediti certificati — o se la linea resterà quella del rigore assoluto.

Quel che è certo è che dal 2026 il rapporto tra fisco e impresa entrerà in una fase più strutturata e digitale, con più controlli, meno margini di compensazione e una riscossione che, grazie ai nuovi dati sulle fatture, diventa sempre più integrata, invasiva e capillare. L’iter parlamentare si preannuncia molto caldo, ricco di emendamenti e levate di scudi.

Autore: Luigi Romano – Consulente in fiscalità d’impresa e incentivi agli investimenti