La promessa di Biden di vendere all’Europa 15 miliardi di metri cubi di Gnl (gas naturale liquido) nel 2022 è un passo in avanti, ma servirà ben altro per ridurre la dipendenza dalla Russia di 2/3 entro quest’anno, così come ipotizzato nei piani UE.

Nel 2021 abbiamo importato 155 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia e per raggiungere gli obiettivi europei dobbiamo ridurre il flusso fino a circa 55 miliardi.

Significa che in pochi mesi gli Stati europei dovrebbero sostituire circa un ¼ di tutto il gas naturale utilizzato per l’energia.

Il piano REPowerEU prevede di riuscirci importando altro gas non russo (50 miliardi di metri cubi di gas liquefatto, 10 via gasdotto da Algeria e Azerbaijan, 3,5 dall’incremento di produzione di biometano) e accelerando il processo di elettrificazione del continente (più di 15 miliardi di metri cubi equivalenti dal risparmio energetico, più di 20 dall’anticipazione dell’installazione di impianti di energia rinnovabile).

Risulta chiaro che il contributo degli Stati Uniti copre meno della metà dell’obiettivo europeo sul Gnl, poiché i 15 miliardi di metri cubi promessi copriranno circa 1/5 del fabbisogno italiano di gas.

D’altronde l’accordo prevede che Washington fornisca gas liquefatto assieme ad altri partner internazionali esportatori.

Non è ancora chiaro quanto gas arriverà dagli USA e quanto da altri Paesi e anche per gli addetti ai lavori è difficile stimare su quante altre forniture l’Europa possa contare, in particolare dal Qatar (che si contende la leadership globale del mercato assieme all’Australia).

Ciò che risulta chiaro però è che il prezzo da pagare, non solo in termini economici, sarà alto.

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