Tra “superbonus” gestito male e lotta all’evasione gestita peggio.
Secondo la Magistratura Contabile, lo Stato da un lato spende decine di miliardi per rilanciare il Prodotto interno lordo, mettendo in campo strumenti come il “Superbonus” (senza controlli adeguati), e dall’altro continua a ritardare i pagamenti delle fatture commerciali, mettendo in ginocchio le imprese che hanno rapporti con la Pubblica Amministrazione, troppo spesso in nome della “lotta all’evasione”.
Il Superbonus.
Lo strumento nasceva per un utilizzo “sano”, ma gli “spazi” di manovra per utilizzi fraudolenti, lasciati colpevolmente tra le pieghe della norma, hanno imposto la ricerca di una “cura”, che si sta rivelando più dannosa della malattia.
Infatti, cercando (invano) di recuperare i crediti illecitamente “monetizzati” da veicoli societari creati “ad-hoc”, sono state scritte “tonnellate” di pagine sull’argomento, tra norme, circolari, risoluzioni e risposte ad interpelli, che hanno avuto, purtroppo, un unico, importante, effetto (negativo): irrigidire il mercato dei crediti e disincentivare il ricorso all’utilizzo di questo valido strumento.
L’ultima, corposa, Circolare di Agenzia Entrate (130 pagine), pubblicata pochi giorni fa, chiarisce, tra l’altro, che ai fornitori e ai cessionari dei bonus edilizi verrà richiesta l’applicazione della diligenza, anche qualificata, pena la responsabilità solidale nell’indebita fruizione del credito da parte del contribuente.
Questa diligenza verrà esaminata di volta in volta dai verificatori e rapportata alla specifica situazione.
Ed è inevitabile che, in un mercato già denso di regole complesse, si perda interesse per tali misure di agevolazione.
Chi ne pagherà le conseguenze?
Ancora una volta committenti e imprese, che si ritroveranno, l’uno contro l’altro, protagonisti di contenziosi causati da regole nate male e mutate in corso d’opera.
La Corte continua evidenziando che, mentre si prova una riforma fiscale con prospettive ambiziose di lotta all’evasione, tramite integrazione totale delle banche dati e uso dell’intelligenza artificiale nell’analisi del rischio, si pratica “un utilizzo scarso dell’anagrafe dei rapporti finanziari e degli accertamenti sintetici”, per snidare l’evasione, quella vera, e nel contempo si rallentano, inevitabilmente, i pagamenti alle imprese creditrici dello Stato.
Da qui l’urgenza di una vera riforma del fisco, per renderlo “equo, condiviso e orientato alla crescita”, partendo dalle imprese sane, vero “motore” di un’economia da troppo tempo schiacciata dal peso della onnipresente ed irriducibile burocrazia.