La disciplina del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali 4.0, introdotta per supportare l’innovazione tecnologica e digitale delle imprese italiane, è stata parzialmente riscritta dal D.L. 39/2024 e, successivamente, dalla Legge di Bilancio 2025, con numerosi cambiamenti che aziende e professionisti devono conoscere.

A partire dal 1° gennaio 2025, è stato stabilito un tetto massimo di spesa di 2,2 miliardi di euro per il credito d’imposta relativo ai beni materiali 4.0. Questo implica che l’accesso all’agevolazione sarà subordinato alla tempestività di invio delle comunicazioni obbligatorie, poiché le risorse verranno assegnate in base all’ordine cronologico di ricezione delle domande.

Inoltre, è stato abrogato il credito d’imposta per beni immateriali 4.0 per i nuovi investimenti effettuati dal 2025 in poi, salvo quelli prenotati entro il 31 dicembre 2024 con il pagamento di almeno il 20% del costo.

Il credito è destinato a tutte le imprese residenti nel territorio italiano, indipendentemente da forma giuridica, settore economico, dimensioni o regime contabile. Sono incluse anche le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, le imprese agricole e le reti d’impresa.

Sono invece escluse le imprese in liquidazione o soggette a procedure concorsuali, e quelle destinatarie di sanzioni interdittive.

Il credito riguarda esclusivamente i beni materiali strumentali nuovi funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale, classificati nell’Allegato A della Legge di Bilancio 2017. Rientrano, ad esempio, macchine utensili automatizzate, sistemi di monitoraggio della qualità, dispositivi di interazione uomo-macchina.

Non sono agevolabili i beni con coefficiente di ammortamento fiscale inferiore al 6,5%, fabbricati, veicoli, condutture e materiale ferroviario.

Il credito è riconosciuto in misura variabile:

  • 20% del costo per investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
  • 10% per la quota eccedente fino a 10 milioni di euro;
  • 5% per la parte eccedente fino al limite di 20 milioni di euro.

ed è utilizzabile esclusivamente in compensazione nel modello F24, in tre quote annuali di pari importo a decorrere dall’anno di avvenuta interconnessione dei beni.

La documentazione da conservare è la seguente:

  • Fatture e documentazione contrattuale con indicazione del riferimento normativo;
  • Perizia tecnica asseverata e/o attestato di conformità per beni sopra i 300.000 euro;
  • Documento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) in corso di validità.

Si tenga conto che, oltre agli obblighi di comunicazione, le imprese devono rispettare ulteriori condizioni per poter richiedere e utilizzare il credito d’imposta:

  • Essere in regola con la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro;
  • Essere in regola con gli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali;
  • Mantenere la destinazione d’uso del bene agevolato per almeno due anni, evitando la cessione o il trasferimento all’estero, salvo investimenti sostitutivi.

In caso di inosservanza e di mancato rispetto di tali requisiti, l’agevolazione decade e i crediti eventualmente utilizzati dovranno essere restituiti, con applicazione delle relative sanzioni.

In aggiunta, si tenga conto che dal 30 marzo 2024, per poter fruire del credito d’imposta, è obbligatorio inviare:

  • Una comunicazione preventiva all’inizio dell’investimento;
  • Una comunicazione consuntiva al termine dell’investimento.

Queste comunicazioni devono essere inviate telematicamente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) tramite il portale GSE. La doppia comunicazione è necessaria anche se ordine ed effettuazione dell’investimento coincidono.

Queste nuove disposizioni rendono più complesso l’accesso al credito d’imposta 4.0, imponendo alle imprese una pianificazione più rigorosa e una gestione amministrativa attenta. Considerando che l’incentivo è pari ad un massimo del 20%, probabilmente sarà opportuno (ri) valutare il Credito d’imposta Transizione 5.0, che unisce l’innovazione tecnologica all’efficientamento energetico, sicuramente più interessante, sia con riferimento alla dotazione finanziaria disponibile che al contributo, decisamente più robusto rispetto alla quasi tramontata agevolazione Industria 4.0.

Autore: Luigi Romano

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