Nelle scorse settimane avevamo anticipato la notizia di un probabile blocco, ma la lettera che in questi giorni Intesa San Paolo sta inviando ai propri clienti, compresi coloro che avevano già avviato l’iter di cessione dei bonus, lascia l’amaro in bocca e molte legittime preoccupazioni.
Infatti l’istituto ha comunicato ufficialmente che, per il momento, non saranno più prese in considerazione sia nuove richieste che quelle già in istruttoria.
Anche Unicredit e Bpm tirano i remi in barca, come del resto avevano già fatto altre banche “minori”.
Poste Italiane si sta limitando ad acquisire solo i crediti dai propri correntisti.
La “sospensione” è stata ufficialmente motivata con il raggiungimento del plafond che ogni Istituto si era prefissato, causato dalle tantissime richieste, e che sarà valutata, in base alla propria capienza fiscale, l’eventuale riapertura del canale in un prossimo futuro.
Il vice direttore generale dell’Abi (Associazione bancaria italiana) dal canto suo aggiunge che la “continua sovrapposizione di norme” non ha giovato ad un mercato che necessitava di regole certe e stabili.
Le preoccupazioni vanno alle tantissime piccole imprese che, senza cessione e di conseguenza senza “ossigeno”, avranno grandi difficoltà a portare avanti i cantieri già avviati.
Che lo Stato intervenga, altrimenti ci ritroveremo (paradossalmente) con migliaia di piccole imprese in “fallimento” (con contratti in pancia) e, come naturale conseguenza, decine di migliaia di disoccupati per strada.