In base al Dpcm del 6 aprile scorso, gli incentivi auto per il 2022, denominati anche ecobonus-auto, partiranno da 2.000 euro fino ad un massimo di 5.000 euro, importo che naturalmente ridurrà il prezzo del veicolo (no tax-credit).

L’importo dipende dal tipo di auto da acquistare (elettrica, plug-in, ibrida, benzina, diesel, metano o Gpl) e dall’eventuale rottamazione di un’auto con classe ambientale fino a Euro 5 e di proprietà da almeno 1 anno.

La nuova vettura dovrà essere una Euro 6.

Sono previsti due limiti di spesa per l’acquisto, che variano in base al sistema di alimentazione (35.000 euro e 45.000 euro Iva esclusa).

Fin qui tutto bene o quasi, purtroppo però la situazione si complica quando nel Decreto si specifica che i nuovi incentivi per l’acquisto di autovetture nuove, anche in leasing, sono espressamente rivolti alle persone fisiche ed escludono buona parte delle imprese, tra cui tutte le società di capitali, comprese quelle dell’autonoleggio, con la sola eccezione esplicita delle imprese operanti nel car sharing, a condizione che le auto “agevolate” siano impiegate con finalità commerciali e possedute per la durata di almeno 2 anni.

Il car sharing è un noleggio a breve termine diverso da quello tradizionale, in quanto si sostanzia nella condivisione (con prenotazione tramite app) di una o più vetture messe a disposizione da un’azienda privata o pubblica.

L’auto è sempre a disposizione e si può decidere (prenotandola, in base agli spazi disponibili) di prenderla in qualsiasi momento della giornata per un breve lasso di tempo.

Senza gli opportuni chiarimenti, la definizione di car sharing finirà col creare ambiguità con il noleggio a breve termine, in quanto sulla carta di circolazione dei veicoli apparirebbe la stessa dicitura (“uso noleggio senza conducente”).

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